venerdì 21 novembre 2008

E adesso che facciamo ?

La soluzione attuale del caso Villari insieme alla scena pietosa di Latorre beccato come uno scolaretto delle elementari non sono altro che il malessere di questo PD, un malessere che in qualche modo doveva sfociare e di cui siamo costretti ad affrontare le conseguenze in maniera urgente.
Come ho scritto in una nota precedente, il problema della leadership nel PD e' il piu' grave. Sottolineo che e' ben piu' che una questione di persone quanto, soprattutto, di idee.
Saro' forse l'unico nel PD, ma io non sono d'accordo che il paese stia scivolando a destra. Per me, il segno tangibile rimane il 25/10 e il disgusto generalizzato di questi mesi. Piuttosto, e' un paese, il nostro, che ha bisogno di sicurezze, di una politica chiara, netta, di una direzione motivata da interessi comuni. Del resto, il successo dei vari movimenti populisti o le affermazioni demagogiche di Di Pietro, una cosa la dicono, ed e' esattamente questa. E' un corale "Basta!". Basta con una politica che non serve a nessuno, basta con i baroni della politica.
Qual e' la risposta del PD a questo e alla sua gente ? Puo' esserlo un partito che riunisca, e in che modo, la Binetti o Villari ? Spostare il baricentro verso posizioni ancora piu' moderate rischia di confondere anche le persone piu' convinte.
Il problema sostanziale e' che il PD non nasce con una collocazione chiara, ma soprattutto non nasce con una comunita' d'intenti. Lo sviluppo e' ancora piu' drammatico. Vuole essere di sinistra ma si appiattisce su posizioni di destra, vuole essere riformista ma si aggrega a posizioni teocon, accusa Berlusconi di essere plurindagato e fa l'occhiolino all'UDC.
Se il berlusconismo ha portato qualcosa alla destra e' la sua leadership, indiscussa e soprattutto accettata da tutti. Questo nonostante le uscite clownesche del Premier. Il messaggio pero' e' chiaro, ripetuto come nelle pubblicita'. Soprattutto, il PdL e' formato da pochi seguaci pensanti e da molti saltimbanchi.
A sinistra invece, chi si aspettava proprieta' taumaturgiche dall'ex sindaco di Roma e' rimasto deluso e la sinistra e' rimasta al palo, statica forse perche' le anime pensanti sono anche troppe, ma con nessuno in grado di poter o voler prendere in mano le sorti del partito e con Veltroni che sempre piu' sembra agire, non con un piano ben preciso, ma piuttosto secondo gli umori della piazza. Il problema e' che la piazza lui non sa proprio dirigerla. Al contrario del suo avversario che ne percepisce i sentimenti prima, Veltroni si adagia prima per poi scalpitare nervosamente a seconda delle "quotazione del mercato". Qui non c'e' politica, non c'e' anima, non c'e' un contenuto. Allora forse sarebbe meglio fare un congresso, subito, che riunisca le idee. Veltroni prenda atto del suo fallimento e lavori a un progetto di Partito come fino ad ora non e' stato in grado di fare, smettendo persino i panni a stelle e strisce, sfrutti quel po' di potere che gli e' rimasto e si adoperi a modernizzare la struttura, svecchaindo le gerarchie e immediatamente indica un congresso cosi da dare una deadline, meglio approfittare del congresso di marzo del PdL, in modo da confondersi nella confusione e fino a quel momento stare zitti sperando che la barca non affondi.

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