martedì 18 novembre 2008

Il dubbio PD

Gli avvenimenti di questi giorni, credo invitino a riflettere. Dalle elezioni politiche, l'opposizione del PD e' sempre stata piuttosto flebile. Il nuovo vigore dato dalla riuscitissima manifestazione del 25/10 ha sollevato delle questioni che mi sembra siano affrontate nel modo sbagliato.
Innanzitutto, bisogna capire che 2500000 di persone sono un segnale difficilmente trascurabile. L'intenzione di chi come me voleva dare un impulso alla dirigenza del partito, piuttosto che al suo leader, era evidente, ma assolutamente non scontato era il risultato. E' triste vedere oggi come la voglia di sinistra di quelle persone si sia tradotto soltanto in un gioco al massacro. Chi ne fa le spese e' il PD, ma questo alla nostra leadership non risulta.
Ricordo che il PD e' nato come un nuovo partito, che avrebbe dovuto mettere la gente al centro e soprattutto rompere con la vecchia partitocrazia del passato.
Ad oggi questo non si vede.
Due sono i segni piu' tangibili: il primo, l'assoluta mancanza e rispetto per cio' che e' stato il motto fin dalla nascita, ovvero primarie sempre. Qui c'e' la prima contraddizione di fondo. Se la gente chiede la possibilita' di votare alle elezione europee a liste aperte, non si capisce per quale motivo questo non avvenga all'interno del partito, nel quale con un colpo di mano vengono assegnati i segretari di PD Lazio e PD Roma.

Secondo, come intendere poi la vergognosa spartizione e lo scempio che sta avvenendo dietro l'elezione del Presidente della Commissione di vigilanza ?
Non sono forse questi segni di una partitocrazia strisciante ?
E come interpretare, in termini di leadership del Partito, la questione di Villari ?
Non m'interessa il giudizio politico su Veltroni, m'interessa il dato e questo mi dice che Veltroni non ne e' il suo leader.

Io credo sia necessario non un maquillage, ma una ben piu' profonda soluzione, perche' il PD non puo' continuare a seguire, ne' la destra, ne' il Partito Democratico Americano. Quei 2500000 di individui hanno voglia di riconoscersi in un soggetto politico di sinistra, pensante, propositivo e rinnovante, capace di dare un'impronta e una scossa ad una sistema e a una societa' ingessata, non di seguirne delle orme identificate tra i sondaggi.

Tuttavia, lo sappiano D'Alema e Rutelli, che neanche loro, non solo Veltroni, sono l'anima di questo partito. Il PD ha bisogno di una leadership aggregante e soprattutto unitaria che ne' D'Alema, ne' Rutelli, ne' Veltroni sono in grado di offrire. Prima ce ne accorgiamo, meglio e'. Il rischio non e' piu' un partito allo sbando, ma la morte politica del PD.

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