Cari Amici, questo blog fra poco chiudera'. Insieme ad un paio di amici stiamo mettendo su un sito dove speriamo le nostre elucubrazioni di natura politica avranno piu' spazio. Il sito ha per adesso il nome di Step In Now !. e una bozza la trovate su
www.stepinnow.org.
Io spero di ritrovarvi li e soprattutto spero vogliate partecipare, anche mandando di volta in volta un articolo.
un abbraccio
Intanto vi lascio un altro post..
Che significa l'Abruzzo ?
Reputo il voto in Abruzzo abbastanza emblematico. Parto da un punto, come detto da piu' parti, dalla questione morale. D'Alema la ritiene secondaria, la gente ha risposto che non lo e' affatto. E' chiaro tuttavia che il voto espresso ieri non e' solo questo. Il PD paga una pochezza e inconsistenza nelle linee guida della sua politica, le incertezze del suo leader, ma soprattutto l'incapacita' di una proposta seria e credibile. Accanto a questo si aggiungono i problemi con la giustizia del centro sinistra. Bisogna essere chiari su questo punto.
Non e' che la questione morale sia un problema di adesso, se e' vero come e' vero, che, il piu' volte citato, Berlinguer, in questi giorni, la pose qualche decennio fa. C'e' pero' accanto a questo l'evanescenza del PD. L'una e l'altra questione sono inscindibili, perche' senza una reale forza ideologica, senza la motivazione delle idee, la politica perde anche la sua etica e diventa solo potere. Inutile pensare che la discussione interna al PD sia una questione di linea politica, perche' il rincorrere l'ultimo sondaggio non dimostra visione, ma solo la ricerca del consenso. Ovvio che la politica ha senso solo attraverso questo, ma il consenso si costruisce sulla ragione delle proprie idee, nella convinzione nostra prima che degli altri di un progetto condiviso, non puo' basarsi sugli umori della gente.
Quel 47% di abruzzesi, che non sono andati a votare, non lo ha fatto perche' la sfiducia in questa classe politica deriva dalla mancanza di un'idea da perseguire, nel vuoto istituzionale che essi rappresentano. Quella gente, cari dirigenti di destra e sinistra, vi ha dichiarato morti.
Io spero che il PD ne tragga le necessarie conseguenze e che il 19/12 Veltroni dichiari pubblicamente il suo fallimento. Si badi che non e' il fallimento di Veltroni, e' il fallimento dell'intera dirigenza. Il PD e' un soggetto da cui ripartire, in questo momento e' un albero senza foglie in cui solo la base sopravvive. Si faccia tesoro almeno di questo.
sergio
martedì 16 dicembre 2008
martedì 9 dicembre 2008
Il Codice Etico del PD
Ricevo da Stefano Minguzzi estratti dal codice etico del PD.
5) Condizioni ostative alla candidatura e obbligo di dimissioni
1. Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano a non candidare, adogni tipo di elezione anche di carattere interno al partitocoloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, sia stato:
a) emesso decreto che dispone il giudizio;
b) emessa misura cautelare personale non annullata in sede di impugnazione;
c) emessa sentenza di condanna, ancorché non definitiva, ovvero a seguito di
patteggiamento; per un reato di mafia, di criminalità organizzata o contro la libertà personale e la personalità individuale; per un delitto per cui sia previsto l'arresto obbligatorio in flagranza; per sfruttamento della prostituzione; per omicidio colposo derivante
dall'inosservanza della normativa in materia di sicurezza sul lavoro.
2. Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano a non candidare, ad ogni tipo di elezione anche di carattere interno al partito, coloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, ricorra una delle seguenti condizioni:
a) sia stata emessa sentenza di condanna, ancorché non definitiva ovvero a
seguito di patteggiamento, per delitti di corruzione nelle diverse forme previste
e di concussione;
b) sia stata emessa sentenza di condanna definitiva, anche a seguito di
patteggiamento, per reati inerenti a fatti che presentino per modalità di
esecuzione o conseguenze, carattere di particolare gravità;
c) sia stata disposta l'applicazione di misure di prevenzione personali o
patrimoniali, ancorché non definitive, previste dalla legge antimafia, ovvero
siano stati imposti divieti, sospensioni e decadenze ai sensi della medesima
normativa;
3. Le condizioni ostative alla candidatura vengono meno in caso di sentenza
definitiva di proscioglimento, di intervenuta riabilitazione o di annullamento delle misure di cui al comma 2 lett. c).
4. Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano a non candidare, ad ogni tipo di elezione anche di carattere interno al partito:
a) i proprietari o coloro che ricoprano incarichi di presidente o di
amministratore delegato di imprese che operano a livello nazionale nel settore
della informazione, ovvero il loro coniuge, parenti o affini;
b) i proprietari ovvero coloro che ricoprano incarichi di presidente o di
amministratore delegato di imprese che operano nel settore della informazione
a livello locale, nel caso in cui l'organo di garanzia territorialmente competente
previsto dallo Statuto accerti che per il rilievo dell'attività dell'impresa si
possa determinare un sostegno privilegiato a loro esclusivo vantaggio.
5. Ove sopravvengano le condizioni di cui ai commi precedenti, gli eletti, i titolari di incarichi all'interno del partito, ovvero il personale di nomina politica, rassegnano le dimissioni dal relativo incarico.
a voi il giudizio!
5) Condizioni ostative alla candidatura e obbligo di dimissioni
1. Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano a non candidare, adogni tipo di elezione anche di carattere interno al partitocoloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, sia stato:
a) emesso decreto che dispone il giudizio;
b) emessa misura cautelare personale non annullata in sede di impugnazione;
c) emessa sentenza di condanna, ancorché non definitiva, ovvero a seguito di
patteggiamento; per un reato di mafia, di criminalità organizzata o contro la libertà personale e la personalità individuale; per un delitto per cui sia previsto l'arresto obbligatorio in flagranza; per sfruttamento della prostituzione; per omicidio colposo derivante
dall'inosservanza della normativa in materia di sicurezza sul lavoro.
2. Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano a non candidare, ad ogni tipo di elezione anche di carattere interno al partito, coloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, ricorra una delle seguenti condizioni:
a) sia stata emessa sentenza di condanna, ancorché non definitiva ovvero a
seguito di patteggiamento, per delitti di corruzione nelle diverse forme previste
e di concussione;
b) sia stata emessa sentenza di condanna definitiva, anche a seguito di
patteggiamento, per reati inerenti a fatti che presentino per modalità di
esecuzione o conseguenze, carattere di particolare gravità;
c) sia stata disposta l'applicazione di misure di prevenzione personali o
patrimoniali, ancorché non definitive, previste dalla legge antimafia, ovvero
siano stati imposti divieti, sospensioni e decadenze ai sensi della medesima
normativa;
3. Le condizioni ostative alla candidatura vengono meno in caso di sentenza
definitiva di proscioglimento, di intervenuta riabilitazione o di annullamento delle misure di cui al comma 2 lett. c).
4. Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano a non candidare, ad ogni tipo di elezione anche di carattere interno al partito:
a) i proprietari o coloro che ricoprano incarichi di presidente o di
amministratore delegato di imprese che operano a livello nazionale nel settore
della informazione, ovvero il loro coniuge, parenti o affini;
b) i proprietari ovvero coloro che ricoprano incarichi di presidente o di
amministratore delegato di imprese che operano nel settore della informazione
a livello locale, nel caso in cui l'organo di garanzia territorialmente competente
previsto dallo Statuto accerti che per il rilievo dell'attività dell'impresa si
possa determinare un sostegno privilegiato a loro esclusivo vantaggio.
5. Ove sopravvengano le condizioni di cui ai commi precedenti, gli eletti, i titolari di incarichi all'interno del partito, ovvero il personale di nomina politica, rassegnano le dimissioni dal relativo incarico.
a voi il giudizio!
L'IIT
..ed eccolo il nuovo MIT italiano, l'Instituto Italiano per la Tecnologia. Questo instituto, sorto nel 2003 (idea di Tremonti) e che gia' mi sembrava una cazzata, quand'ero oltreoceano, perche' sembrava un'altro di quei dinosauri dove far confluire soldi per la ricerca per pochi, dopo 5 anni guardiamo alla sua produzione scientifica.
Nasce sulla carta come una buona idea, niente a che vedere con il MIT americano ma focalizzato su alcuni rami interessanti della ricerca applicata.
E' chiaro che un progetto del genere necessita di tempo adeguato per poter essere valutato.
Dati alla mano, su 86 ricercatori, l'ITT ha prodotto in 4 anni, ben 114 pubblicazioni, cioe' circa 0.3 pubblicazioni all'anno per ricercatore. Davvero un bel record !
A questo pero' bisognerebbe aggiungere che dubito molto che il centro abbia funzionato appieno immediatamente, ma che piuttosto occorrano almeno un paio di anni perche' si sia in grado di produrre qualcosa di significativo. Tuttavia il dato di quest'anno ovvero di 4 pubblicazioni su 86 ricercatori, mi sembra segnare un trend tutt'altro che significativo.
Perche' me ne occupo ? perche' questo Instituto e' saltato adesso all'onore della cronaca grazie al fatto che e' l'unico instituto, sebbene privato, a cui non sono stati ridotti i fondi strutturali. Di certo e' presto, ma e' difficile poter fare un discorso di meritocrazia riguardo questo centro, dunque non si capisce per quale motivo, se non quello per il quale esso sia sorto sotto il protettorato di Tremonti, ad esso non vengano tagliati i fondi come e' successo per tutti i centri di ricerca italiani...
Nasce sulla carta come una buona idea, niente a che vedere con il MIT americano ma focalizzato su alcuni rami interessanti della ricerca applicata.
E' chiaro che un progetto del genere necessita di tempo adeguato per poter essere valutato.
Dati alla mano, su 86 ricercatori, l'ITT ha prodotto in 4 anni, ben 114 pubblicazioni, cioe' circa 0.3 pubblicazioni all'anno per ricercatore. Davvero un bel record !
A questo pero' bisognerebbe aggiungere che dubito molto che il centro abbia funzionato appieno immediatamente, ma che piuttosto occorrano almeno un paio di anni perche' si sia in grado di produrre qualcosa di significativo. Tuttavia il dato di quest'anno ovvero di 4 pubblicazioni su 86 ricercatori, mi sembra segnare un trend tutt'altro che significativo.
Perche' me ne occupo ? perche' questo Instituto e' saltato adesso all'onore della cronaca grazie al fatto che e' l'unico instituto, sebbene privato, a cui non sono stati ridotti i fondi strutturali. Di certo e' presto, ma e' difficile poter fare un discorso di meritocrazia riguardo questo centro, dunque non si capisce per quale motivo, se non quello per il quale esso sia sorto sotto il protettorato di Tremonti, ad esso non vengano tagliati i fondi come e' successo per tutti i centri di ricerca italiani...
Il problema Italia
Parto da uno dei miei status : perche' se 56.000.000 di italiani pagano i debiti di Alitalia, di fatto salvandola, Berlusconi definisce patrioti i componenti di CAI che prendono una societa' senza debiti, senza mettere per molti di loro neanche un centensimo ? La questione non e' nel senso della frase, ma piuttosto nel fatto che nessuno, dico nessuno si sia scandalizzato, neanche un giornalino di provincia. Perche' Berlusconi puo' fare un'affermazione del genere ? Questo da il senso di come i valori in questa Repubblica siano sottosopra.
Paola suggerisce che la rivoluzione culturale negli Stati Uniti sia partita dagli intellettuali allarmati dalle politiche neocons. Io credo sia assolutamente vero. Aggiungo pero' che se la gente non l'avesse sentito nelle proprie tasche, non si fosse vista decurtato il potere d'acquisto dei propri stipendi, quella battaglia sarebbe finita nel nulla. Qui succede il contrario. Il potere d'acquisto dei nostri salari e' sceso ben al di sotto dei valori medi europei portandoci a livelli di poverta' quasi indistintamente, purtuttavia, non c'e' traccia di rivoluzione culturale degli intellettuali. Con una classe politica e una sinistra incapace di andare oltre le beghe personali che non siano il confronto D'Alema-Veltroni, tocca a noi, alla gente comune, portare avanti le battaglie di riforma. Lo si e' visto sulla scuola, sui precari, dove solo una mobilitazione di massa ha consentito l'apertura dei ministri del governo. L'opposizione e' rimasta immobile, quell'opposizione tacciata di troppo intellettualismo. Ecco perche' credo che rispetto agli USA ci sia un processo inverso. Adesso, rimbocchiamoci le maniche, le svolte non accadono dal nulla.
Paola suggerisce che la rivoluzione culturale negli Stati Uniti sia partita dagli intellettuali allarmati dalle politiche neocons. Io credo sia assolutamente vero. Aggiungo pero' che se la gente non l'avesse sentito nelle proprie tasche, non si fosse vista decurtato il potere d'acquisto dei propri stipendi, quella battaglia sarebbe finita nel nulla. Qui succede il contrario. Il potere d'acquisto dei nostri salari e' sceso ben al di sotto dei valori medi europei portandoci a livelli di poverta' quasi indistintamente, purtuttavia, non c'e' traccia di rivoluzione culturale degli intellettuali. Con una classe politica e una sinistra incapace di andare oltre le beghe personali che non siano il confronto D'Alema-Veltroni, tocca a noi, alla gente comune, portare avanti le battaglie di riforma. Lo si e' visto sulla scuola, sui precari, dove solo una mobilitazione di massa ha consentito l'apertura dei ministri del governo. L'opposizione e' rimasta immobile, quell'opposizione tacciata di troppo intellettualismo. Ecco perche' credo che rispetto agli USA ci sia un processo inverso. Adesso, rimbocchiamoci le maniche, le svolte non accadono dal nulla.
mercoledì 3 dicembre 2008
Domande sul PD del Nord
Ma con tutta la buona volonta', che diavolo deve essere il PD del Nord ? Che bisogno c'e' di avere un partito federale ? Non sono sufficienti i segretari regionali ? Non sono sufficienti i segretari provinciali ? Piu' territorialita' di cosi !
Perche' le politiche territoriali al nord, come al sud o al centro, sarebbero migliori se ci fosse un PD del Nord, del Sud o del Centro ? Perche' soprattutto continuiamo a farci del male ?Non bastava D'Alema ? Non bastava Veltroni ? Non bastavano le correnti ?... e chiudete un po' questa cazzo di finestra che fa freddo !!
Perche' le politiche territoriali al nord, come al sud o al centro, sarebbero migliori se ci fosse un PD del Nord, del Sud o del Centro ? Perche' soprattutto continuiamo a farci del male ?Non bastava D'Alema ? Non bastava Veltroni ? Non bastavano le correnti ?... e chiudete un po' questa cazzo di finestra che fa freddo !!
mercoledì 26 novembre 2008
evabbe'...
alla fine si e' deciso per fare il congresso del PD il prossimo autunno. La cosa non mi entusiasma perche' non credo affatto che la dirigenza, questa dirigenza, sia in grado di dimostrarsi compatta fino ad allora. Girano tra l'altro voci insistenti che vorrebbero il Rutellone gia' pronto a smarcarsi dal partito per formare una nuova coalizione. Le ragioni sono individuabili facilmente nel poco spazio trovato all'interno della nuova formazione che sembra molto piu' dominato dagli ex DS. Se cosi' fosse, credo che l'esperimento PD sia da considerarsi un fallimento.
Comunque, se da un lato affrettare il congresso a marzo, come a me sarebbe sembrato piu' logico, potesse essere un rischio, visto che le iscrizioni procedono con una lentezza esasperante e non per colpa della gente, ma piuttosto perche', a mio avviso di proposito, sono state farte partire molto in ritardo, c'e' da sperare che Veltroni disegni una linea politica del partito ancora molto nebulosa. Rilevo pero' che le premesse non sono positive.
Intanto in termini di alleanze sul fronte interno.
Non e' chiaro con chi si schierera' il Partito perche' certamente le posizioni UDC, comunque legame inviso a tutti quelli di buon senso, non sono certo condivisibili dall'IDV, con cui sembra sempre esserci una lotta sotterranea, salvo poi mettersi insieme, come succede in Abbruzzo, per carita' scelta logica, anche dopo gli scandali recenti, ma certo discutibile visti le posizioni dipietriste che stanno esasperando.
Sul fronte europeo, di certo la scelta di non volersi collocare con nessuno dei gruppi politici non aiuta a capire quale sia la direzione che si vuole intraprendere. E' chiaramente una scelta opportunistica che non risolve le lacerazioni interne, se non temporaneamente. E' una scelta "maanchista" degna del miglior Crozza, ma non di certo di un partito come il PD che per sua stessa vocazione nasce aperto all'Europa, mentre invece, in questo momento, vi si isola. Ancora di piu' se si pensa che i DS, in Italia confluiti nel PD, ma che in Europa ancora esistono, hanno aderito con Fassino al PSE.
Insomma il quadro non e' affatto chiaro e, viste le premesse, la mia impressione e' piuttosto che il 19 dicembre, giorno in cui la dirigenza del Partito Democratico si riunisce, questo programma di forte innovazione, cosi come Veltroni annuncia, non si vedra' e saranno le solite parole generiche e i soliti proclami urlati alla gente a cui siamo abituati. Spero sinceramente che non sia cosi.
Per adesso, non resta che rimanere alla finestra a guardare, cosi come in fondo il nostro segretario ci ha insegnato a fare .....
Comunque, se da un lato affrettare il congresso a marzo, come a me sarebbe sembrato piu' logico, potesse essere un rischio, visto che le iscrizioni procedono con una lentezza esasperante e non per colpa della gente, ma piuttosto perche', a mio avviso di proposito, sono state farte partire molto in ritardo, c'e' da sperare che Veltroni disegni una linea politica del partito ancora molto nebulosa. Rilevo pero' che le premesse non sono positive.
Intanto in termini di alleanze sul fronte interno.
Non e' chiaro con chi si schierera' il Partito perche' certamente le posizioni UDC, comunque legame inviso a tutti quelli di buon senso, non sono certo condivisibili dall'IDV, con cui sembra sempre esserci una lotta sotterranea, salvo poi mettersi insieme, come succede in Abbruzzo, per carita' scelta logica, anche dopo gli scandali recenti, ma certo discutibile visti le posizioni dipietriste che stanno esasperando.
Sul fronte europeo, di certo la scelta di non volersi collocare con nessuno dei gruppi politici non aiuta a capire quale sia la direzione che si vuole intraprendere. E' chiaramente una scelta opportunistica che non risolve le lacerazioni interne, se non temporaneamente. E' una scelta "maanchista" degna del miglior Crozza, ma non di certo di un partito come il PD che per sua stessa vocazione nasce aperto all'Europa, mentre invece, in questo momento, vi si isola. Ancora di piu' se si pensa che i DS, in Italia confluiti nel PD, ma che in Europa ancora esistono, hanno aderito con Fassino al PSE.
Insomma il quadro non e' affatto chiaro e, viste le premesse, la mia impressione e' piuttosto che il 19 dicembre, giorno in cui la dirigenza del Partito Democratico si riunisce, questo programma di forte innovazione, cosi come Veltroni annuncia, non si vedra' e saranno le solite parole generiche e i soliti proclami urlati alla gente a cui siamo abituati. Spero sinceramente che non sia cosi.
Per adesso, non resta che rimanere alla finestra a guardare, cosi come in fondo il nostro segretario ci ha insegnato a fare .....
venerdì 21 novembre 2008
E adesso che facciamo ?
La soluzione attuale del caso Villari insieme alla scena pietosa di Latorre beccato come uno scolaretto delle elementari non sono altro che il malessere di questo PD, un malessere che in qualche modo doveva sfociare e di cui siamo costretti ad affrontare le conseguenze in maniera urgente.
Come ho scritto in una nota precedente, il problema della leadership nel PD e' il piu' grave. Sottolineo che e' ben piu' che una questione di persone quanto, soprattutto, di idee.
Saro' forse l'unico nel PD, ma io non sono d'accordo che il paese stia scivolando a destra. Per me, il segno tangibile rimane il 25/10 e il disgusto generalizzato di questi mesi. Piuttosto, e' un paese, il nostro, che ha bisogno di sicurezze, di una politica chiara, netta, di una direzione motivata da interessi comuni. Del resto, il successo dei vari movimenti populisti o le affermazioni demagogiche di Di Pietro, una cosa la dicono, ed e' esattamente questa. E' un corale "Basta!". Basta con una politica che non serve a nessuno, basta con i baroni della politica.
Qual e' la risposta del PD a questo e alla sua gente ? Puo' esserlo un partito che riunisca, e in che modo, la Binetti o Villari ? Spostare il baricentro verso posizioni ancora piu' moderate rischia di confondere anche le persone piu' convinte.
Il problema sostanziale e' che il PD non nasce con una collocazione chiara, ma soprattutto non nasce con una comunita' d'intenti. Lo sviluppo e' ancora piu' drammatico. Vuole essere di sinistra ma si appiattisce su posizioni di destra, vuole essere riformista ma si aggrega a posizioni teocon, accusa Berlusconi di essere plurindagato e fa l'occhiolino all'UDC.
Se il berlusconismo ha portato qualcosa alla destra e' la sua leadership, indiscussa e soprattutto accettata da tutti. Questo nonostante le uscite clownesche del Premier. Il messaggio pero' e' chiaro, ripetuto come nelle pubblicita'. Soprattutto, il PdL e' formato da pochi seguaci pensanti e da molti saltimbanchi.
A sinistra invece, chi si aspettava proprieta' taumaturgiche dall'ex sindaco di Roma e' rimasto deluso e la sinistra e' rimasta al palo, statica forse perche' le anime pensanti sono anche troppe, ma con nessuno in grado di poter o voler prendere in mano le sorti del partito e con Veltroni che sempre piu' sembra agire, non con un piano ben preciso, ma piuttosto secondo gli umori della piazza. Il problema e' che la piazza lui non sa proprio dirigerla. Al contrario del suo avversario che ne percepisce i sentimenti prima, Veltroni si adagia prima per poi scalpitare nervosamente a seconda delle "quotazione del mercato". Qui non c'e' politica, non c'e' anima, non c'e' un contenuto. Allora forse sarebbe meglio fare un congresso, subito, che riunisca le idee. Veltroni prenda atto del suo fallimento e lavori a un progetto di Partito come fino ad ora non e' stato in grado di fare, smettendo persino i panni a stelle e strisce, sfrutti quel po' di potere che gli e' rimasto e si adoperi a modernizzare la struttura, svecchaindo le gerarchie e immediatamente indica un congresso cosi da dare una deadline, meglio approfittare del congresso di marzo del PdL, in modo da confondersi nella confusione e fino a quel momento stare zitti sperando che la barca non affondi.
Come ho scritto in una nota precedente, il problema della leadership nel PD e' il piu' grave. Sottolineo che e' ben piu' che una questione di persone quanto, soprattutto, di idee.
Saro' forse l'unico nel PD, ma io non sono d'accordo che il paese stia scivolando a destra. Per me, il segno tangibile rimane il 25/10 e il disgusto generalizzato di questi mesi. Piuttosto, e' un paese, il nostro, che ha bisogno di sicurezze, di una politica chiara, netta, di una direzione motivata da interessi comuni. Del resto, il successo dei vari movimenti populisti o le affermazioni demagogiche di Di Pietro, una cosa la dicono, ed e' esattamente questa. E' un corale "Basta!". Basta con una politica che non serve a nessuno, basta con i baroni della politica.
Qual e' la risposta del PD a questo e alla sua gente ? Puo' esserlo un partito che riunisca, e in che modo, la Binetti o Villari ? Spostare il baricentro verso posizioni ancora piu' moderate rischia di confondere anche le persone piu' convinte.
Il problema sostanziale e' che il PD non nasce con una collocazione chiara, ma soprattutto non nasce con una comunita' d'intenti. Lo sviluppo e' ancora piu' drammatico. Vuole essere di sinistra ma si appiattisce su posizioni di destra, vuole essere riformista ma si aggrega a posizioni teocon, accusa Berlusconi di essere plurindagato e fa l'occhiolino all'UDC.
Se il berlusconismo ha portato qualcosa alla destra e' la sua leadership, indiscussa e soprattutto accettata da tutti. Questo nonostante le uscite clownesche del Premier. Il messaggio pero' e' chiaro, ripetuto come nelle pubblicita'. Soprattutto, il PdL e' formato da pochi seguaci pensanti e da molti saltimbanchi.
A sinistra invece, chi si aspettava proprieta' taumaturgiche dall'ex sindaco di Roma e' rimasto deluso e la sinistra e' rimasta al palo, statica forse perche' le anime pensanti sono anche troppe, ma con nessuno in grado di poter o voler prendere in mano le sorti del partito e con Veltroni che sempre piu' sembra agire, non con un piano ben preciso, ma piuttosto secondo gli umori della piazza. Il problema e' che la piazza lui non sa proprio dirigerla. Al contrario del suo avversario che ne percepisce i sentimenti prima, Veltroni si adagia prima per poi scalpitare nervosamente a seconda delle "quotazione del mercato". Qui non c'e' politica, non c'e' anima, non c'e' un contenuto. Allora forse sarebbe meglio fare un congresso, subito, che riunisca le idee. Veltroni prenda atto del suo fallimento e lavori a un progetto di Partito come fino ad ora non e' stato in grado di fare, smettendo persino i panni a stelle e strisce, sfrutti quel po' di potere che gli e' rimasto e si adoperi a modernizzare la struttura, svecchaindo le gerarchie e immediatamente indica un congresso cosi da dare una deadline, meglio approfittare del congresso di marzo del PdL, in modo da confondersi nella confusione e fino a quel momento stare zitti sperando che la barca non affondi.
Iscriviti a:
Post (Atom)